Il diabete gestazionale è una intolleranza ai carboidrati, semplici (dolci) e complessi (prodotti da forno salati, pasta, riso), che insorge in gravidanza e che generalmente termina con il parto. Questa condizione, che risulta per la mamma completamente asintomatica, viene diagnosticata tramite un esame del sangue chiamato curva glicemica che consiste in un test da sforzo per il pancreas. Esso è l’organo che a seguito della ingestione di zuccheri produce l’insulina, l’ormone che consente all’organismo di metabolizzare i carboidrati, facendo entrare lo zucchero nelle cellule che lo utilizzano per la produzione di energia. In gravidanza la funzione placentare induce alcuni cambiamenti metabolici che tendono a “rallentare” l’utilizzo del glucosio da parte dell’organismo materno affinché questa importante molecola rimanga a disposizione anche del feto. Talvolta questo meccanismo è più accentuato, o per predisposizione materna o per eccessiva quota di carboidrati presenti nella dieta della gestante, e la funzione del pancreas non riesce a gestire tutti gli zuccheri presenti nella alimentazione. In questi casi la curva glicemica risulta alta, ad indicare che il glucosio persiste nel sangue della mamma più a lungo del dovuto e in quantità superiori al normale. Il cardine della terapia del diabete gestazionale è l’abbinamento di una alimentazione controllata nell’apporto quantitativo e qualitativo dei carboidrati (ricordiamo che si tratta di una intolleranza al glucosio, pertanto la presenza di questo alimento andrà ridotta, soprattutto nella componente dolce che andrebbe eliminata!) con una attività fisica aerobica (ideale la camminata di buon passo per almeno 45 minuti a giorni alterni) che consente di ridurre il fabbisogno di insulina aumentandone l’efficacia (riduzione della insulino-resistenza). Questa terapia nella maggior parte delle donne è sufficiente per riportare i valori glicemici pre e postprandiali nella norma, mettendo a disposizione del feto la giusta quantità di zuccheri, proteggendo in questo modo il suo stesso metabolismo.
Negli ultimi anni, l’obiettivo nei confronti del diabete gestazionale si è spostato dalla tempestività della diagnosi alla prevenzione che inizia già in fase preconcezionale. Già prima dell’inizio di una gravidanza il mantenimento di un peso corporeo normale, la pratica regolare di attività fisica, una alimentazione ricca di alimenti “anti-infiammatori” (frutta, verdura, cereali integrali e diversi rispetto al frumento, pesce, frutta secca, olio extravergine di oliva per citarne alcuni) gettano le basi per ridurre il rischio di diabete gestazionale. In donne ad alto rischio di svilupparlo (obesità, pregresso diabete gestazionale, alta familiarità per diabete, età >40 anni) l’integrazione con un derivato della carruba da inizio gravidanza, l’inositolo, in grado di migliorare il metabolismo glucidico, ha dimostrato di ridurre l’insorgenza di diabete gestazionale.
Dottoressa Serena Rigano, ginecologa
GEPO Associazione per la salute della donna, la coppia e il bambino