Da alcuni anni è aumentata l’attenzione ai possibili danni alla pelle provocati da una esposizione eccessiva al sole…
Da alcuni anni è aumentata l'attenzione ai possibili danni alla pelle provocati da una esposizione eccessiva al sole.
E' noto che il sole possiede proprietà benefiche, ma è anche in grado di provocare effetti dannosi sulla pelle, sia diretti e immediati, sia indiretti e tardivi; saper sfruttare i primi ed evitare i secondi è un traguardo imprescindibile per chi vuole mantenere la propria pelle in buona salute.
Ormai è risaputo che la luce del sole migliora l'umore, nonostante non si sia riusciti a capire completamente il processo esatto che c'è dietro. Quello che è stato ben studiato è il fatto che una mancanza di esposizione al sole può causare una mancanza di Vitamina D e la depressione stagionale (SAD), che sono probabilmente correlati.
Gli studi hanno dimostrato che la quantità di serotonina prodotta nel cervello è direttamente influenzata dalla quantità di luce alla quale il corpo è esposto in quel giorno. I livelli di serotonina sono più alti nelle giornate più luminose rispetto a quelle coperte.
La serotonina è un potente componente chimico del cervello che controlla l'umore ed è associato con la sensazione di felicità. Allo stesso modo, le persone che hanno ridotto l'esposizione al sole, di solito nei mesi invernali nell'emisfero nord, manifestano sintomi di depressione, difficoltà a concentrarsi, poca energia o senso di fatica, e sonno eccessivo.
Sono ben più gravi: comprendono le tipiche macchie brune, cheratosi (ispessimenti della cute), invecchiamento precoce, degradazione del DNA (soprattutto in corrispondenza di esposizioni prolungate), degradazione dei fosfolipidi di membrana, tutte condizioni che nel tempo possono degenerare in forme maligne come all'ormai noto sviluppo del melanoma.
I raggi del sole che arrivano sulla terra si possono dividere, in base alla lunghezza d'onda, in radiazioni visibili, infrarosse (IR) e ultraviolette (UV).
I raggi infrarossi (IR) generano calore. Pur non avendo particolari azioni nocive sulla pelle, provocano disidratazione e l'organismo, riscaldandosi, perde la capacità di auto regolazione della temperatura. Il rischio che si corre in questo caso è il colpo di sole a cui sono più esposti i bambini che ancora non dispongono di un sistema di controllo della temperatura del corpo pienamente efficiente.
Inoltre, la vasodilatazione dovuta al calore può essere nociva per chi soffre di vene varicose.
I raggi ultravioletti (UV) sono a loro volta suddivisi in UVA, UVB e UVC. Tuttavia solo gli UVA e gli UVB raggiungono la superficie terrestre, mentre gli UVC sono trattenuti dalla fascia di ozono. La quantità di UVB che raggiunge la terra rappresenta solo l'1% delle radiazioni solari, ma essi sono i maggiori responsabili dell'insorgenza di eritemi. Gli UVA raggiungono la superficie terrestre in quantità decisamente maggiore (10 volte) rispetto agli UVB; ambedue contribuiscono a produrre l'arrossamento cutaneo, ma mentre la penetrazione degli UVB si arresta nell'epidermide, gli UVA si spingono in profondità nel derma. Essi per molto tempo sono stati considerati inoffensivi, ma in realtà danneggiano le strutture di sostegno (collagene ed elastina) della pelle e risultano i principali responsabili dell'invecchiamento cutaneo (comparsa o accentuazione delle rughe).
L' esposizione cronica della cute alle radiazioni solari e i danni da esso conseguito vanno sotto il nome dell'ormai famoso foto invecchiamento o photo aging; tale processo induce la formazione di un elevata quantità di ROS (specie reattive dell'ossigeno) e di radicali liberi.la loro azione tossica si esplica su tutti i costituenti cellulari e sulla matrice dermica, innescando una cascata di reazioni che portano al deperimento delle strutture tissutali ed al rilascio di mediatori dell'infiammazione; tutto ciò si traduce in rughe profonde e diffuse, perdita di elasticità, pelle secca e ruvida, presenza di capillari dilatati su guance, naso e orecchie, macchie solari, desquamazione, cheratosi attinica, fino ai tumori della pelle.
Fototipo è un termine utilizzato in ambito dermatologico per indicare le varie categorie nelle quali sono suddivisi i vari soggetti in base alla colorazione della loro pelle e alla risposta di questa all’esposizione alle radiazioni ultraviolette. Si tratta, in sostanza, di una classificazione dermatologica che ha varie implicazioni pratiche (per esempio, la scelta del tipo di protezione da adottare in caso di esposizione prolungata ai raggi solari).
La classificazione attualmente utilizzata, che prevede 6 fototipi che vengono espressi con un numero (da 1 a 6, talvolta sono anche indicati con la numerazione romana), è stata ideata negli anni Settanta da un dermatologo statunitense, Thomas B. Fitzpatrick. In linea generale, più elevato è il fototipo, più lungo sarà il tempo durante il quale sarà possibile esporsi al sole prima dell’insorgenza di problematiche cutanee quali eritemi solari più o meno gravi.
Conoscere il proprio fototipo è il punto di partenza fondamentale per preservare la salute della propria pelle e per comportarsi correttamente durante l'esposizione alla radiazione ultravioletta della luce solare. E' importante sottolineare a questo punto che ogni persona reagisce in modo diverso alle radiazioni ultraviolette.
Il fototipo ci permette di avere una corretta esposizione al sole in base alle nostre caratteristiche e alla risposta che abbiamo ai raggi solari.
Vale la pena ricordare che la sostanza che, più di altre, è implicata nella determinazione del colore della cute è la melanina, un pigmento scuro che ha funzioni foto protettive (ovvero di protezione dalle radiazioni solari) presente, oltre che nella pelle, nei capelli, nel tessuto pigmentato localizzato sotto l’iride e in varie altre parti del corpo.
La melanina viene prodotta da particolari cellule dette melanociti. La produzione di melanina aumenta in seguito a vari stimoli esterni; quello di maggiore importanza è l’esposizione ai raggi UV
• Fototipo 1 – Rientrano in questa categoria i soggetti che hanno una carnagione particolarmente chiara; di norma la loro pelle è caratterizzata dalla presenza di efelidi o di lentiggini, il colore degli occhi è il più delle volte chiaro e, molto spesso, i loro capelli sono biondi o rossi. Nelle persone che rientrano in questa categoria l’esposizione prolungata ai raggi solari senza protezione può provocare l’insorgenza di gravi problemi. I soggetti che appartengono a questo fototipo si abbronzano pochissimo o addirittura non si abbronzano per niente.
• Fototipo 2 – Fanno parte del fototipo 2 le persone dalla carnagione chiara; la presenza di efelidi è frequente; il colore dei loro capelli è spesso biondo o scuro o, al più, castano chiaro. La colorazione degli occhi può invece essere chiara o scura. La pelle di coloro che rientrano in questa categoria è molto delicata e, in seguito a esposizione prolungata ai raggi solari, in mancanza di una protezione adeguata, il rischio di scottature è piuttosto elevato. L’abbronzatura dei soggetti appartenenti al fototipo 2 non è mai particolarmente appariscente.
• Fototipo 3 – È il fototipo più frequente nei Paesi occidentali. La carnagione delle persone che rientrano in questa categoria è bruno-chiara; i capelli sono di colore castano, mentre gli occhi possono essere sia chiari che scuri. Le scottature solari in questi individui sono meno frequenti che nei soggetti appartenenti a due fototipi descritti precedentemente, ma è comunque necessario che anche coloro che appartengono al fototipo 3 ricorrano a protezioni adeguate nel caso di esposizioni prolungate ai raggi del sole. In queste persone l’abbronzatura è piuttosto marcata e ben omogenea.
• Fototipo 4 – Appartengono a questa categoria coloro il cui il colorito della carnagione è olivastro o comunque piuttosto scuro. I capelli sono neri o castano-scuri. Il colore degli occhi è scuro. La pelle dei soggetti appartenenti al fototipo 4 è scarsamente sensibile alle radiazioni solari, anche nel caso di esposizioni prolungate. L’abbronzatura risulta essere particolarmente intensa in queste persone.
• Fototipo 5 – Rientrano in questo fototipo i soggetti con carnagione bruno-olivastra. I capelli sono di colore nero e gli occhi di colore scuro. L’esposizione ai raggi solari, anche se prolungata, non determina reazioni molto particolari.
• Fototipo 6 – Coloro che appartengono a questa categoria hanno carnagione e capelli di colore nero. Gli occhi sono di colore scuro. La colorazione della loro pelle non muta, anche nel caso di prolungate esposizioni alle radiazioni solari
La foto protezione è la condizione indispensabile per potersi esporre al sole in tranquillità, godendo dei benefici della luce solare senza compromettere la propria salute.
Esistono numerose preparazioni filtranti o schermanti, comunemente reperibili in farmacia; ognuna ha specifiche caratteristiche che la rendono idonea alle proprie personali esigenze. I filtri fino a SPF 50+, per l’appunto, filtrano la luce solare lasciando passare gli UVA quasi completamente e bloccando gli UVB. Gli schermi bloccano tutto, ma questi ultimi vengono utilizzati raramente e solo per patologie cutanee.
Si tratta di un acronimo internazionale (Sun Protection Factor) che indica la potenza di un filtro nei confronti degli UVB. In pratica indica il numero di volte per cui viene moltiplicato il tempo minimo per la comparsa dell’eritema, ma questo poco importa; quello che serve sapere è che più è alto questo numero e maggiore sarà la protezione nei confronti degli UVB. Da notare che il passaggio degli UVA, raggi “buoni” che abbronzano, è solo minimamente compromesso. Di fatto l’utilizzo di un filtro, anche SPF 50+, non inibisce la possibilità di abbronzarsi, ma tutt’al più la ritarda lievemente.
Nei primi giorni di vacanza al mare è consigliabile non esporsi ai raggi diretti del sole, soprattutto per chi ha un fototipo basso: l'ombrellone limita l'irradiazione solo del 50% per cui arrivano radiazioni ultraviolette riflesse dalla sabbia sufficienti per stimolare la produzione di melanina.
Ricordarsi che le ore migliori per esporsi al sole sono quelle del mattino (8-11) e del tardo pomeriggio (dopo le 17).
Evitare le ore più calde della giornata (dalle 12 alle 15).
Durante le giornate nuvolose, le radiazioni UVB, le più pericolose, filtrano ugualmente attraverso le nubi, senza che la persona avverta la sensazione di calore sulla cute, per cui anche in questo caso è raccomandabile l'utilizzo di un prodotto solare.
Un protettivo solare consente di prolungare il tempo di esposizione, ma anche rinnovando spesso l'applicazione, non si può stare al sole quanto si vuole.
L'applicazione del protettivo solare va comunque ripetuta almeno ogni due ore, soprattutto in caso di esposizioni prolungate, abbondante sudorazione e dopo lunga permanenza in acqua.
E' consigliabile non esporre il flacone al sole perché il prodotto potrebbe alterarsi; inoltre i filtri solari perdono col tempo le loro proprietà protettive ed è consigliabile rinnovarli di anno in anno per avere la migliore garanzia di protezione.
Il protettivo va applicato almeno mezz'ora prima di esporsi al sole per consentire ai principi attivi di passare attraverso lo strato superficiale della pelle.
Cospargere il corpo senza lesinare sulla quantità, utilizzando fattori di protezione elevati nei punti più delicati: naso, labbra, lobi e bordo delle orecchie, collo, dorso dei piedi. Ricordarsi sempre di agitare bene il flacone prima dell'uso, per permettere alle due fasi dell'emulsione di mescolarsi intimamente.
Quando si sta al sole non utilizzare profumi o prodotti per il trucco: potrebbero lasciare macchie antiestetiche sulla pelle o scatenare reazioni allergiche dovute alla fotosensibilizzazione (una scottatura solare molto intensa anche per brevi esposizioni).
Cautela per chi assume determinati farmaci (come certi antiinfiammatori, gli antidiabetici orali , certi antibiotici , i contraccettivi orali, ecc.) per l eventualità di reazioni fototossiche.
Dottoressa Ivana Rodà - Medico Estetico
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